È in corso a Lucca, presso gli spazi espositivi della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, una singolare rassegna multidisciplinare dedicata all’argomento della città e della trasmissione della conoscenza.
Intitolata Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021, la mostra –ideata da Paolo Bolpagni, Aldo Colonetti e dallo stesso Rota, in condivisione con il comitato scientifico composto anche da Gianni Canova, Francesco Careri, Daniele Ietri, Eleonora Mastropietro e Alessandro Romanini – sviluppa il proprio tema attraverso gli innumerevoli oggetti provenienti (quasi interamente) dalla grande e preziosa collezione privata dell’architetto Italo Rota.

Antonio Sant’Elia, Progetto per la Nuova stazione di Milano, 1914, matita nera e colorata su carta, 15 x 28 cm. Collezione privata.

La Collezione Rota ha costituito la base perfetta, “una sorta di archivio dell’immaginario visivo legato alla dimensione urbana, unificato dalla prospettiva estetica”, per potere sviluppare affascinanti esplorazioni visive sugli sviluppi dell’idea di città (da quella di Antonio Sant’Elia, disegnata negli anni Dieci del secolo scorso, fino alle megalopoli contemporanee) e della sua rappresentazione in arti, cinema, musica e design. Inoltre, la rassegna toscana illustra come si è evoluto il nostro modo di trasmettere la conoscenza attraverso l’analisi dell’oggetto libro e la sua attuale importanza nel dialogo tra la carta stampata e le pubblicazioni in digitale.

Thea von Harbou, Metropolis (edizione tedesca), 1926, volume a stampa, 19 × 13 cm, Milano, Collezione Italo Rota.

“La mia collezione – racconta Italo Rota – è stata raccolta secondo una ricerca incrociata con il mio lavoro e si basa su interessi precisi che vanno alla radice dei problemi e sono scavi nel sapere del XX secolo. Dopo quarant’anni di collezionismo e lavoro intrecciati si tratta di un archivio di beni comuni rispetto al tema città, che nell’insieme servono per immaginare il futuro. Per il visitatore la mostra è un invito a riflettere sul modo in cui vivremo: il presente di oggi è fatto dai lavori del passato”.

“Archigram”, 1964, numero 4 della rivista diretta da Peter Cook a Londra, 22 × 17 cm, Milano, Collezione Italo Rota.

L’apparato espositivo comprende oltre cinquecento oggetti, tra cui opere d’arte, libri, manifesti, copertine di dischi, riviste, fumetti, giocattoli, litografie, stampe, cartoline, spille, ecc.
La mostra è suddivisa in 10 sezioni cronologiche, corrispondenti a diversi temi storici e culturali: Primo ’900: L’alba della contemporaneità; L’utopia delle avanguardie e la città nuova; L’orrore del nazismo; Maestri dell’architettura; Visioni fantascientifiche; Berlino est: l’angoscia del socialismo reale; Gli anni del boom; Immaginare il futuro; Abitare alla scandinava; Nuove prospettive.

Tadanori Yokoo, La città e il design. Le meraviglie della vita sulla Terra. Isamu Kurita (titolo originale in giapponese), 1966, manifesto, 104 × 75 cm, Milano, Collezione Italo Rota.

Oltre al catalogo dell’esposizione, la rassegna è corredata da un interessante documentario (regia di Eleonora Mastropietro, produzione Fondazione Ragghianti), che illustra la casa di Italo Rota, sede di questo grande e diffuso “accumulo”, composto da migliaia di oggetti della sua collezione.

Marco Petrus, Interno [Milano], 1997, olio su tela, 150 × 100 cm. Melbourne, Collezione Merlatti, courtesy Matteo Maria Mapelli Arte Moderna e Contemporanea.