Il volume cataloga scientificamente gli oltre duecento disegni di Giacomo Quarenghi (Capiatone di Rota d’Imagna, Bergamo, 1744 – San Pietroburgo, 1817), custoditi dal 1865 a Bergamo. È stato pubblicato in occasione dell’esposizione temporanea di una loro selezione, avvenuta nella seconda parte del 2019 e riferisce sulle vicende che portarono nel XIX secolo all’acquisizione dei disegni da parte dell’Accademia, grazie alla donazione di Giovanni Secco Suardo.
Giacomo Quarenghi, Osservatorio astronomico di Pulkovo presso San Pietroburgo, sezione longitudinale, tracce di matita, penna con china, china diluita e acquerelli colorati su carta vergata, 405 × 607 mm. ©Accademia Carrara di Bergamo, fotografie Studio Paolo Da Re, Bergamo.
“Quarenghi ricevette l’incarico di progettare questo edificio destinato a osservazioni astronomiche probabilmente tra il 1784 e il principio del 1785, dato che nella lettera autobiografica a Luigi Marchesi dell’1 marzo 1785 citò tra i propri progetti concepiti in Russia «La specula sulla montagna di Pulkovo, con appartamenti annessi per s.m.i. e suo seguito». In precedenza simili ricerche scientifiche erano svolte nella capitale, forse dalla torre della Kunstkamera di San Pietroburgo (distrutta però da un incendio nel 1756). L’Osservatorio doveva sorgere su uno dei pochi rilievi collinari della regione, il colle di Pulkovo (74 m s.l.m.), a non grande distanza dalla capitale sulla via per la tenuta imperiale di Carskoe Selo. Per la stessa località di Pulkovo l’architetto aveva progettato anche la piccola chiesa di Nostra Signora di Smolensk, distrutta durante l’assedio nazista e recentemente ricostruita secondo i progetti originali esistenti nella Biblioteca Civica di Bergamo e nel Museo Statale della Storia di San Pietroburgo. Il progetto dell’Osservatorio prevedeva una torre ottagonale centrale a tre piani (con fondamenta e murature particolarmente massicce per assicurare la massima stabilità agli apparecchi ottici), culminante in una loggia aperta da grandi arcate dalle quali effettuare le osservazioni; a essa erano collegate due ali a due piani sormontate da cupole minori con balconata circolare per le osservazioni zenitali. Sul retro si sviluppava un corpo semicircolare a un piano collegato al centro direttamente alla torre, che da quanto annotato dallo stesso architetto non era destinato solamente al personale scientifico e di servizio, ma anche all’imperatrice e al suo seguito, rilevandosi così un interesse diretto della sovrana illuminista Caterina II non solo per le arti, ma anche per le scienze. Altri importanti disegni relativi a questo progetto sono nella raccolta della Biblioteca Civica di Bergamo (Album h-46-50) e in quella del Museo Statale della Storia di San Pietroburgo (i-a-373, 374, 375-i), e in particolare la sezione che costituisce il primo di quei fogli risulta identica a questa non solo negli elementi architettonici, ma anche in quelli paesaggistici ai due lati del foglio; essi si possono ritenere delineati da uno dei più capaci disegnatori dello studio del maestro, e abile imitatore della maniera grafica quarenghiana. È da notare che la scala metrica viene indicata anche in piedi inglesi, ma annotata in lingua italiana, fatto che fa presumere che il foglio fosse destinato a una circolazione internazionale. Il riconoscimento della grafia, che non è quella di Quarenghi, potrebbe aprire la via all’identificazione del disegnatore principale”.
Gli scritti dei curatori (Angelini è presidente dell’Osservatorio Quarenghi; Giustina è docente di Storia dell’Architettura all’Università di Brescia; la Rodeschini è direttrice della Carrara) ne offrono una dotta descrizione, rievocandone il valore e ripercorrendo le tappe che hanno determinato sia in Italia che in Russia le numerose celebrazioni espositive e lo sviluppo dei relativi studi di approfondimento.
Giacomo Quarenghi, Sezione trasversale della sala illustrante la parete di fondo, penna con china, pennello con acquerello grigio e rosa su carta vergata, 465 × 735 mm. ©Accademia Carrara di Bergamo, fotografie Studio Paolo Da Re, Bergamo.
“Rispetto ai materiali a oggi noti sul progetto di intervento quarenghiano, il disegno della Carrara presenta più di un motivo di originalità e interesse. Premettendo che la comparazione precisa del foglio con l’elaborato 13628 dell’Ermitage e con l’incisione realizzata nel 1795 (per cui cfr. rispettivamente Džakomo Kvarengi, 1999, cat. 10, pp. 25-26 e pavelkina, 2003, p. 197, cat. 241) non è operazione agevole dal momento che non tutti contengono riferimenti alla scala metrica utilizzata, è da dire che anche valutando – indicativamente – discrepanze quali la minore distanza del peristilio di colonne rispetto al muro perimetrale e l’eventuale ridimensionamento della struttura atta a incorniciare lo scranno reale, sembrerebbe che l’elaborato in oggetto si riferisca a un vano di larghezza maggiore rispetto a quello poi messo in opera. Se, dal punto di vista compositivo, la sequenza di due binati di colonne con trabeazione in aggetto per lato qui adottata appare in sintonia con il fasto dell’intero vano e soprattutto con il motivo sviluppato lateralmente in tutti gli elaborati noti, la soluzione conferita alla campata centrale è invece di tono decisamente inferiore rispetto a quanto proposto altrove (compreso il foglio ac dis 02089, cat. 1.1.2., della medesima raccolta bergamasca), non solo per l’inserimento di lesene al posto delle colonne ai lati del trono ma anche per la mancanza della grande nicchia di coronamento, qui sostituita da una finestra obliterata. Appaiono inoltre differenti gli interventi decorativi inseriti tra le finestre, dove riferimenti di carattere evidentemente araldico (a cui allude anche il già ricordato foglio del Castello Sforzesco di Milano relativo allo studio per la parete lunga) prendono il posto della variata sequenza di figure femminili con ghirlande di fiori ricorrente nei disegni più volte citati”.
Le riproduzioni a colori formano un ricco compendio tipologico di soluzioni, idee architettoniche, esempi stilistici e progettuali per: palazzi urbani e dimore di città, tenute imperiali nei dintorni di San Pietroburgo e dimore extraurbane, architetture pubbliche, teatri, padiglioni, monumenti e archi trionfali, chiese e mausolei, decorazioni, copie e disegni tecnici.
Giacomo Quarenghi, Camera da letto di Caterina II a Carskoe Selo, sezione longitudinale, penna con china, pennello con acquerello grigio, celeste e giallo su carta vergata, 355 × 450 mm. ©Accademia Carrara di Bergamo, fotografie Studio Paolo Da Re, Bergamo.
“La bella tavola della Carrara consiste in una sezione longitudinale della camera da letto di Caterina II a Carskoe Selo; l’ambiente, oggi noto attraverso la ricostruzione postbellica, è celebre per gli originali ornati progettati dall’architetto Charles Cameron, che qui ripropose una soluzione sperimentata, pressoché nello stesso periodo, nella camera da letto dell’appartamento granducale del medesimo palazzo, animata dunque dalla stessa intenzione di riportare in vita l’antico restituendo tridimensionalmente l’agile architettura dipinta tipica di quello che viene definito quarto stile di età romana (shvidkovsky, 1996, pp. 76, 90-92; matteucci, 2003, pp. 764, 766). Del disegno esiste un’interessante variante realizzata dallo stesso Quarenghi e oggi custodita presso il Museo Nazionale di Varsavia la quale, corredata in altro foglio anche di una planimetria (inv. nn. 3488 e 3530), differisce dall’esemplare bergamasco per alcuni non sostanziali particolari e soprattutto per l’impiego di una diversa e ben più vivace tavolozza cromatica, probabilmente più vicina all’originario aspetto dell’ambiente. In essa un rosa vivido sostituisce il celeste tenue impiegato nella definizione delle eleganti colonnine (laddove esse erano lilla scuro) e pennellate giallo oro accendono di luce numerosi passaggi della decorazione a rilievo e dei complementi d’arredo (compresi i tessuti), restituiti invece nel disegno della Carrara in una visione tendente al monocromo. Probabilmente in epoca successiva alla sua realizzazione, il disegno è stato montato su un foglio sottostante, lungo i bordi del quale è applicato, alla stregua di una cornice, un bordo di colore azzurro”.
Uno scritto di Laura Chignoli descrive il lavoro di riordino, riparazione e messa in sicurezza dell’intero fondo dei disegni e rende l’idea della preziosità dei materiali di un autore prolifico, il cui stile interpreta con coerenza e autorevolezza i princìpi del classicismo, offrendo un’iconografia che si distingue contemporaneamente per chiarezza e per eleganza.