Nell’anno del centenario della nascita di Roberto Sambonet (1924-1995), la Triennale Milano omaggia la sua opera con un’esposizione, la più ampia mai realizzata su questo designer e artista italiano. Curata da Enrico Morteo, la mostra illustra il lavoro di Sambonet, che sfugge a una facile catalogazione, oscillando tra rigore e visionarietà, geometria e colore. Roberto Sambonet. La teoria della forma presenta numerosi oggetti, disegni, dipinti e documenti, in gran parte inediti, provenienti dall’Archivio pittorico Roberto Sambonet.
Roberto Sambonet, Autoritratto, 1964. Foto ©Marta Barbieri per Archivio Roberto Sambonet.
La rassegna cerca un comune denominatore che unisca i multiformi interessi di Sambonet, andando oltre le note biografiche di una vita movimentata, e mette a fuoco un modo di pensare animato da un interesse scientifico per l’atto creativo del progetto. Seguendo i suoi suggerimenti e ripercorrendo il suo metodo operativo, si giunge probabilmente a individuare le regole per una teoria generale della forma. Non un abaco di formule, ma il piacere di osservare cosa accade quando la geometria si confronta con la libertà.
Roberto Sambonet, Strutture circolari, china su carta 50 x 50 cm. Foto ©Marta Barbieri per Archivio Roberto Sambonet.
La mostra milanese è composta da tre sezioni principali. La prima sezione ripercorre gli snodi cruciali della formazione culturale di Sambonet e indaga aspetti peculiari del suo metodo, costruendo inattese associazioni formali e sintesi analitiche.
La seconda parte presenta un percorso esplorativo basato su uno schema ideato da Sambonet. Questa sezione, ultima ipotesi espositiva concepita dall’artista, è riassunta in circa 200 fotocopie di grande formato stampate in rosso, che descrivono un viaggio attraverso sei categorie tematiche: strutture circolari, ortogonali, triangolari, organiche, psicologiche e cromatiche. Sambonet suggerisce gli accostamenti tra forme, oggetti e disegni, delineando i nessi formali e concettuali a lui congeniali.
L’ultima parte espande il tema dei grandi quadri dedicati alla cangiante superficie del mare, e si chiude sulla collaborazione con “Il Sole 24 Ore”, in cui le sue passioni per i gusti e i sapori del mondo sono pretesti per narrare incontri, scoperte ed esplorazioni.
Roberto Sambonet, LaR, Bozzetto per sfilata, 1955. Foto ©Marta Barbieri per Archivio Roberto Sambonet.
Parallelamente al filo autobiografico, vengono esaminati approfondimenti tematici e critici su alcuni nodi del lavoro di Sambonet, come il rapporto con La Rinascente, i ritratti della Pazzia, il lavoro di art director, i ritratti di milanesi illustri e l’esperienza brasiliana del MASP, Museu de Arte di San Paolo. Inoltre, ampio spazio è dato agli oggetti e al design, facendo emergere i tratti distintivi del lavoro di un artista, capace di intrecciare disegno e materia, colore e geometria, metodo e fantasia.
Roberto Sambonet, Cailloux, tre sassi in cristallo, Baccarat, 1977. Foto ©Serge Libiszewski.
Roberto Sambonet esordisce come pittore e, dal 1947, tiene numerose mostre personali in Italia e all’estero, con una tecnica che spazia dalle ricerche organiche ai ritratti e ai paesaggi, dai disegni di architetture ai cartoni per mosaico. Durante il lungo soggiorno in Brasile (1948-53) dove, tra l’altro, insegna al MASP diretto da Pietro Maria Bardi, la sua esperienza si integra con le attività di designer e grafico. Dal 1954, inizia a progettare oggetti in acciaio per l’azienda Sambonet, ricevendo svariati riconoscimenti; realizza collezioni di cristalli per Baccarat, vetri per Seguso, gioielli per Tiffany, porcellane per Bing & Grondahl e Richard Ginori. Nel 1995, riceve il Compasso d’oro alla carriera.
Roberto Sambonet, Alvar Aalto, disegno preliminare, china su carta, 35 x 35 cm, 1956. Foto ©Marta Barbieri per Archivio Roberto Sambonet.