Nell’ambito di Mantovarchitettura 2022, la manifestazione culturale, promossa dal Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano, dedicata all’architettura e ai suoi protagonisti, è in corso, presso il Palazzo della Ragione, la mostra Eduardo Souto de Moura. Architettura sulla Storia, realizzata, appunto, dal Polo di Mantova, in collaborazione con la Casa da Arquitectura di Matosinhos, e curata da Barbara Bogoni e Nuno Graça Moura.

Eduardo Souto de Moura, riconversione del Convento das Bernardas, Tavira, 2006-12. Foto: Marco Introini.

L’esposizione presenta al pubblico una selezione di nove opere realizzate dall’architetto portoghese, scelte in quanto interventi sull’esistente “in cui si riconosce una costante strategia di intervento sulle preesistenze storiche, architettoniche e urbane”, come scrive la Bogoni nell’introduzione alla mostra.
Si tratta di “un’impronta metodologica”, che Souto de Moura “applica spontaneamente al processo progettuale, adattandola di volta in volta al caso specifico; una invariante che non ha bisogno né pretesa di trasformarsi in ‘regola’, ma che rappresenta una precisa disposizione alla conoscenza, una necessità personale: quella, improrogabile, di conoscere il passato attraverso la costruzione del presente e la prefigurazione del futuro”, precisa la co-curatrice della rassegna mantovana.

Eduardo Souto de Moura, complesso turistico di São Lourenço do Barrocal, Monsaraz, 2008-16. Foto: Marco Introini.

Un lunghissimo “tavolo” bianco, che attraversa la vasta sala con affreschi medievali posta al primo piano del Palazzo, raccoglie il numeroso materiale iconografico (schizzi, disegni, quaderni, fotografie, brevi estratti di testi) relativo alle nove architetture selezionate; ai lati del rettangolo espositivo progettato, le fotografie di Marco Introini, stampate in bianco e nero in un formato oversize, restituiscono con realismo le atmosfere dei luoghi in cui sono situati i progetti; infine, quattro videoregistrazioni completano gli apparati espositivi della mostra di Mantova.

Eduardo Souto de Moura, Museo Nazionale Grão Vasco, Viseu, 1993-2004. Foto: Marco Introini.

Quello che alla fine della visita alla rassegna colpisce maggiormente è la constatazione che Souto de Moura non abbia un suo metodo progettuale prestabilito per operare nell’esistente. Egli “non inizia mai un lavoro attraverso lo studio della storia del luogo. Ricerca innanzi tutto la strategia più adeguata agli specifici problemi che il tema pone. La storia sorge, nelle sue stesse parole, sotto la forma della ‘conferma del progetto’ più che come dato operativo acquisito a priori”, scrive Nuno Graça Moura; inoltre, afferma: “Se il passato (…) è un elemento del progetto, lo è in modo inconscio”.

Eduardo Souto de Moura, Museo dei Trasporti e delle Comunicazioni dell’Alfândega Nova, Porto, 1993-2002. Foto: Marco Introini.

I nove progetti esposti sono: la Rovina di Gerês, Vieria do Minho, 1980-82; il Mercato municipale Carandà di Braga, 1980-84; la (successiva) trasformazione del mercato Carandà in Scuola di Danza e Musica, Braga, 1999-2010; la riconversione del Convento di Santa Maria do Bouro, Amares, 1989-97; la Casa a Moledo, Caminha, 1991-98; il Complesso turistico di São Lourenço do Barrocal, Monsaraz, 2008-16; la riconversione del Convento das Bernardas, Tavira, 2006-12; il Museo Nazionale Grão Vasco, Viseu, 1993-2004; il Museo dei Trasporti e delle Comunicazioni dell’Alfândega Nova, Porto, 1993-2002.

Eduardo Souto de Moura, Scuola di Danza e Musica, Braga, 1999-2010. Foto: Marco Introini.

Le nove opere prescelte non sono disposte in ordine cronologico, ma seguono una propria “storia” fatta di diverse assonanze e rimandi: progettuali, storici, tipologici, temporali, personali.
Tra di esse è la vicenda della Casa a Moledo, che, probabilmente, affascina di più e illustra l’atteggiamento di Souto de Moura di fronte alla Storia. Si tratta di un piccolo rudere antico che i proprietari volevano recuperare, ma che il progettista portoghese “scarta”, non ritenendolo meritevole né adatto al restauro, proponendogli, invece, la realizzazione di un nuovo edificio inserito nella montagna, trasparente e contrapposto alla preesistenza. “In realtà ho progettato un monte, inserendo nuovi terrazzamenti e innestando nella terra piattaforme ‘abitabili’. La rovina, su cui al principio dovevo intervenire, è la serena”, commenta Souto.

Eduardo Souto de Moura, Casa a Moledo, Caminha, 1991-98. Spaccato assonometrico ©Eduardo Souto de Moura.

Anche la storia della Rovina di Gerês è abbastanza singolare e sintomatica a “testimoniare l’eterno fluire, ciclico e inarrestabile, del tempo sull’architettura (che si trasforma in rovina) e del tempo sulla rovina (che torna a essere architettura abitabile e abitata)”. La riconversione e recupero di un piccolo fienile in una casa per vacanze, che, successivamente, viene abbandonata e ridotta a rudere, si converte in un universale “progetto di una rovina moderna su una rovina antica”.
Seguono le vicende storiche e progettuali delle altre opere presentate, ognuna con le proprie particolarità, ma tutte partecipi di un unico grande disegno progettuale diretto con grande maestria dall’architetto portoghese, Premio Pritzker 2011.

Eduardo Souto de Moura, Rovina di Gerês, Vieria do Minho, 1980-82. Foto: Manuel Magalhães.

Libro
Accompagna l’esposizione un omonimo libro opera di Barbara Bogoni e pubblicato da Tre Lune Edizioni di Mantova: un “oggetto” elegante e utile, che coadiuva, sia dal punto di vista dei contenuti sia graficamente, i concetti e le informazioni annunciate dalla mostra.
Ed è con queste parole che lo descrive la stessa autrice: “Questo libro è pensato e costruito come uno dei molti quaderni di lavoro su cui Eduardo annota riflessioni e condivide conoscenza e memoria. La sequenza di testi, disegni e immagini vuole conservare la freschezza e l’immediatezza dell’appunto, della raccolta di schizzi (a volte accostati o sovrapposti seguendo non un rigoroso ordine temporale ma il libero fluire del pensiero), di annotazioni e di fotografie (foglietti e cartoline infilati tra le pagine): una memoria di esperienze, suggestioni e idee”.

Eduardo Souto de Moura, riconversione del Convento di Santa Maria do Bouro, Amares, 1989-97. Foto: Marco Introini.

All’interno delle complessive 176 pagine troviamo diversi testi e apparati, tra cui: l’introduzione di Álvaro Siza; il saggio Intuizioni sulla Storia della Bogoni; Pensieri e Disegni, la parte centrale del volume curata da Souto de Moura; l’Album fotografico che raccoglie le fotografie di Marco Introini realizzate appositamente per l’occasione; il saggio di Nuno Graça Moura; il capitolo Scritti in amicizia, una raccolta di testi dedicati a Souto de Moura, scritti da Pier Federico Caliari, João Pedro Falcão de Campos, Emilio Faroldi, Massimo Ferrari, Marco Imperadori, Giovanni Leoni, Vittorio Longheu, Angelo Lorenzi, Carlos Machado, Elena Montanari, Luca Ribichini, Luigi Spinelli; e poi gli scritti di Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano, Andrea Campioli, Preside del Politecnico di Milano e Federico Bucci, Prorettore del Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano.

Eduardo Souto de Moura, Mercato municipale Carandà di Braga, 1980-84. Foto: Manuel Magalhães.

Lezione
Il giorno 20 maggio, alle ore 18, presso il Palazzo della Ragione, sempre nell’ambito di Mantovarchitettura 2022, Edoardo Souto de Moura, dal 2014 professore ordinario presso il Politecnico di Milano, terrà una lezione in cui celebrerà il suo ultimo anno di insegnamento presso il Polo di Mantova del Politecnico attraverso la presentazione di alcuni dei suoi progetti più recenti.

Eduardo Souto de Moura. Foto: Giuseppe Gradella / Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano.