Pubblichiamo e sosteniamo la richiesta di dichiarazione di interesse culturale, ai sensi degli articoli 10, comma 3, lettera d) e 13 del D.Lgs. 42/2004, per l’opera progettata da Jan Andrea Battistoni nel 1964 e completata nel 1968, situata in piazza Mirabello 1 a Milano.

All’attenzione di:
– Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano
– Segretariato regionale del Ministero della Cultura per la Lombardia
– Ministero della Cultura – Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio – Servizio III
– Ministero della Cultura – Direzione Generale Creatività Contemporanea Servizio III – Architettura contemporanea, periferie e rigenerazione urbana

Milano, 24 giugno 2024

OGGETTO:    Richiesta di tutela ai sensi dell’articolo 10 comma 3 lettera d) del D.Lgs. 42/2004 dell’Edificio residenziale, opera dell’architetto Jan Andrea Battistoni, situato in piazza Mirabello 1 a Milano.

Le scriviamo a nome di Monica, Alessandra e Jan Miguel Battistoni in quanto eredi dell’architetto Jan Andrea Battistoni che ha progettato Io stabile di Piazza Mirabello 1 a Milano.
L’edificio, schedato sia dal Ministero della Cultura, sia da Regione Lombardia poiché ha più di 50 anni (è stato costruito tra gli 1964-1968), si può elencare tra le opere maestre di quel periodo dell’architettura moderna milanese, ora oggetto di studio internazionali grazie anche all’innovativa idea di facciata sperimentata.
La proprietà che detiene l’intero immobile, l’ente Pio Albergo Trivulzio, ha presentato un piano di creazione di una società mista dove conferire alcuni stabili, tra cui Mirabello 1, per ottenere liquidità immediata e successivamente affidarne la gestione a un altro fondo speculativo. Operazione del tutto legittima, che nessuno vuole contrastare (sebbene nel 2023 l’assessore Pierfrancesco Maran abbia bloccato la vendita di un altro loro immobile), che però rischia di tramutarsi anche in un intervento esiziale e peggiorativo per il contesto storico, la struttura e le caratteristiche architettoniche dell’edificio.
Infatti, in questa politica di alienazioni non c’è una chiara indicazione della destinazione d’uso del patrimonio tanto da spingere il Comune di Milano, che pure ha nominato un Commissario per mettere in ordine i conti dell’Ente, in data 17/06/2023 a sospendere temporaneamente l’operazione richiedendo con la Regione un’ulteriore audizione allo stesso Commissario per approfondire la questione e avere maggiori informazioni.
Questa mancanza di chiarezza e la carente gestione manutentiva e, a volte, per nulla coerente con le specifiche caratteristiche dell’edificio di piazza Mirabello 1 da parte del Pio Albergo Trivulzio, ci spinge a chiedere con urgenza di tutelare l’edificio.
L’impellenza è data anche dal fatto che, nonostante l’ente negli anni recenti abbia trascurato l’integrità dell’architettura dello stabile (per esempio, la mancanza di sensibilità ha permesso di installare i condizionatori in facciata, nonostante sia vietato dal regolamento comunale), l’edificio è comunque perfettamente conservato, proprio grazie alla proprietà unica, così come gli interni, la maggior parte dati in locazione quasi sempre agli stessi inquilini da molti anni.
Come sopra spiegato, la progettata alienazione non chiarisce il destino della casa, dove gli inquilini si sono costituiti in associazione nel 2023 allo scopo di valorizzarla, e la cui presidente è Daniela Volpi, ex presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano.
Grazie alla sua posizione centralissima e in una delle poche piazze della città, a fianco dello stabile Mirabello 5 già sottoposto a vincolo monumentale, e al lato opposto un caseggiato popolare di inizio Novecento anch’esso sottoposto a vincolo, abitato da inquilini a reddito misto, la cui alienazione potrebbe scatenare un problema sociale, l’unica proprietà di cui disporre senza limiti per monetizzare è Mirabello 1. Da qui l’urgenza di considerare l’edificio meritevole di una tutela adeguata da parte della Soprintendenza, che ha sempre dimostrato attenzione e sensibilità verso la cultura e la storia milanese, il patrimonio storico oltre che artistico architettonico di Milano.

Vi scriviamo dunque per chiedervi di avviare un procedimento di dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi dell’articolo 10 comma 3 lettera d) e 13 del D.Lgs. 42/2004 sull’edificio in piazza Mirabello 1 a Milano, opera progettata dall’architetto Jan Andrea Battistoni nel 1964 e finita di costruire nel 1968.

L’autore dell’opera, Jan Andrea Battistoni nasce ad Oslo il 4 Settembre del 1926 da madre norvegese e padre italiano. Dopo la laurea, apre uno studio di architettura prima in via Turati, poi in via Moscova. Oltre alla lunga collaborazione con il Consiglio degli Orfanotrofi e del Pio Albergo Trivulzio, testimoniata dalla realizzazione dell’edificio per abitazioni in piazza Mirabello 1, dalla ristrutturazione del complesso delle Stelline in corso Magenta e dalla costruzione del Campus dei Martinitt a Rubattino, tra i suoi lavori pubblici si segnalano la costruzione di una palazzina per l’Istituto Mario Negri e il progetto museografico di una sezione del Museo del Duomo di Monza.
L’edificio si colloca in un contesto urbano con una forte vocazione pubblica e costellato da immobili costruiti sotto la spinta filantropica e assistenziale della seconda metà del XIX secolo, quando si edificano le ampie zone, prima coltivate, della fascia tra i navigli e i bastioni spagnoli. Come testimonianza di questa intensa intesa attività sociale dell’epoca, si possono citare l’istituto dei Ciechi in via Montebello, la casa di mendicità a San Marco, la casa di Salute nello stesso isolato in via Moscova, oltre ai più famosi ospedali di Fatebene Fratelli e Fatebene Sorelle.
In particolare, il sito di Mirabello 1 è parte di una donazione più ampia da parte di un altro Ente assistenziale, la Società Edificatrice Case per Operai e Impiegati, che dalla seconda metà dell’800 aveva costruito e messo in affitto case a canoni accessibili, intervenendo sui lotti tra Moscova, via San Fermo, via San Marco e piazza Mirabello. La società aveva una tradizione di lavoro con importanti architetti, come dimostra la realizzazione negli anni ’30 della casa Fontana da parte del noto architetto Enrico A. Griffini, piccolo quartiere all’Isola, sperimentale nei servizi (lavatoi e docce) offerti agli abitanti.
Jan Andrea Battistoni riceve nel 1964 dal Pio Albergo Trivulzio l’incarico di progettare e realizzare il nuovo edificio per il civico 1, in coerenza con l’abbellimento e ridefinizione del paesaggio urbano della piazza, già intrapreso negli anni ’30 con l’attiguo palazzo al civico 5 (attribuito a Portaluppi).
L’edificio rappresenta dunque, insieme al confinante stabile di piazza Mirabello n. 5 già vincolato, la testimonianza materiale di un’istituzione pubblica fondata nel 1776, ossia il Pio Albergo Trivulzio, diventata nel corso del Novecento uno dei più importanti Enti assistenziali attivi a Milano. Che, per continuare a svolgere la sua attività sociale affida ad alcuni dei più importanti interpreti della cultura architettonica la realizzazione di nuove costruzioni.
Infatti, già nel 1907, nel realizzare l’edificio che ospiterà la sede sulla strada per Baggio, l’ente Pio Albergo Trivulzio si era rivolta agli architetti Carlo Formenti, cattedra al Politecnico e noto per la pubblicazione del manuale La pratica del fabbricare e per la costruzione delle residenze degli industriali Breda e Pirelli e Luigi Mazzocchi, la cui attività professionale vanta numerose strutture di tipo assistenziale, tra i quali gli asili notturni e i dormitori popolari gratuiti a Milano. L’incarico all’architetto Battistoni prosegue questa tradizione e il suo lavoro sarà confermato anche per le successive opere delle Stelline e del campus dei Martinitt.
L’assetto planimetrico seguito dall’architetto Battistoni testimonia una attenta conoscenza dei luoghi, confermando l’allineamento al sistema idrico che, staccandosi dal Tumbun, raccordava tecnicamente questo sistema di edifici sociali. Conoscenza della storia e del valore sociale del contesto si sposano in questo edificio con la chiara definizione dello spazio pubblico, una delle poche piazza della città.
Piazza Mirabello è delle più precise e definite, dove la forma rettangolare e la strada tangente ne rafforzano la geometria. Il suo carattere è però ottenuto sostanzialmente dall’edificio isolato che ne definisce il lato lungo, che si erge a fondale della piazza. Si tratta di un’architettura complementare al luogo: dimensioni, proporzioni e importanza del tetto, nella sua simmetria, così come gli espedienti per evidenziare l’isolamento della fabbrica, quali lo svuotamento dello spigolo, ne ridefiniscono il carattere pubblico, in sintonia con il linguaggio sperimentale che l’architetto con influenze nordiche propone. L’uso del legno, la libertà compositiva delle grandi persiane che sembrano scorrere sulle cornici marcapiano ne fanno uno dei primi modelli di un’attitudine costruttiva e compositiva ora largamente diffusa.
Il valore culturale unico di quest’opera si esplicita dunque nella complessità dei temi che affronta: dettagliate scelte progettuali consolidano l’idea di un abitare collettivo realizzato da un ente assistenziale.
Il suo carattere e la sua vocazione si ricompattano in un volume deciso, coronato da un imponente tetto, che risolve l’assetto della piazza. L’ombra del cornicione è accentuata dall’arretramento del piano attico, permettendo di articolare un terrazzo che scava serre di luce all’interno degli alloggi, una inversione dell’uso dello spazio del tutto innovativa.
La compattezza dell’involucro edilizio, derivata dalla razionalità modulare dell’impianto distributivo, la consapevolezza dell’abitare, l’elegante composizione dei fronti, dove spicca la ricercatezza dei materiali e l’attento studio dei dettagli costruttivi, uso del carattere decorativo del materiale ligneo e, in ultima analisi, la chiarezza dell’inserimento urbano conferiscono all’edificio di piazza Mirabello una posizione di rilievo tra gli esempi milanesi di moderno condominio signorile. Sono caratteristiche che accomunano le architetture milanesi degli anni Cinquanta e Sessanta, testimoni di un periodo particolarmente importante nella cultura della modernità, ora apprezzato e studiato in tutto il mondo.
Se è la materialità a caratterizzare le diverse poetiche dei maestri milanesi, i possibili interventi di modifiche dell’assetto architettonico, cancellerebbero una testimonianza preziosa della cultura pubblica, sociale e assistenziale, qua espressa attraverso la continuità della scelta di un importante e colto architetto.
L’edificio, dopo la sua realizzazione, è rimasto fino a oggi in regime di locazione, portando avanti il carattere sociale già testimoniato negli atti di donazione che hanno permesso l’edificazione coerente del contesto e tra i suoi abitanti, oltre all’architetto che lo progettò e le sue frequentazioni culturali milanesi, si può ricordare anche Carla Fracci.
Destano ulteriore preoccupazione i possibili interventi e manomissioni che l’edificio può subire, in relazione alla sua poca tutela da parte del Comune di Milano.
Attualmente il PGT ha infatti censito l’edificio all’art. 19.2.d, dove in particolare sono consentiti i seguenti interventi: gli interventi di manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia e nuova costruzione. Un edificio e una testimonianza storica in grave pericolo anche per questo motivo.
Con la presente siamo a chiedervi di porre con urgenza la massima attenzione al significato del palazzo di piazza Mirabello 1 per il patrimonio culturale italiano: questo palazzo è una fondamentale testimonianza non solo della cultura urbana e architettonica della città di Milano, oggi studiata con grande interesse da molte istituzioni in Europa, ma soprattutto è un’opera che si colloca e partecipa della vocazione pubblica, sociale e assistenziale di questa parte di città.
Alleghiamo alla presente la relazione descrittiva del contesto e dell’edificio, le fonti bibliografiche e alcuni documenti presenti in archivio, così come la documentazione fotografica dell’epoca della costruzione, e restiamo a vostra completa disposizione per fornirvi le informazioni storiche che riterrete opportune sul Palazzo.

Monica, Alessandra e Jan Miguel Battistoni