Alla fine del mese di novembre la 13esima sessione del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (Intergovernmental Committee for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage) dell’UNESCO – United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, ha accolto positivamente la candidatura presentata dagli otto paesi europei – Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svizzera – per l’inserimento dell’“arte dei muretti a secco” (The art of dry stone walling) nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità.
Rebuilding the roofs of the dry stone shelters during “Moj kažun / La mia casita” community heritage campaign, which has been taking place around Vodnjan, Istria, Croatia, every May since 2007. Restoration of numerous beloved local mini-landmarks by local stone professionals followed by educational and volunteering events. Photo: ©Branko Orbanić, 2011.
Nelle motivazioni del Comitato dell’Unesco si può leggere che “l’arte del dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, la terra a secco”.
Inoltre, viene sottolineato il fatto che “le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo”.
Biliovo, a dry stone footpath connecting Sotirianika and Altomira villages. Mani, Messinia, Peloponnese (Greece). Photo: ©Silas Michalakas.
Infine, la motivazione afferma che “i muri a secco svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura”.
L’utilizzo di strutture a secco è praticato in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi sia per scopi legati all’agricoltura, in particolare, per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese.
These 22 meters high walls forming the terraces of the “Clos de Cochetta” (Switzerland) are the highest dry stone walls in Europe. They retain heat necessary to grow vine in the raw climate of the Alps. Photo: Michael Rast / ©Stiftung Umwelteinsatz Schweiz, 2009.